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11 Gennaio 2009

Perché parliamo di produttività

Sembra di cattivo auspicio iniziare una conversazione su un nuovo blog "mettendo le mani avanti" sul motivo che si spinge ad appassionarci a questi temi, ma probabilmente è necessario per sgombrare il campo da dubbi e anche per allargare la conversazione stessa. Molto spesso le tecniche e i "trucchi" di produttività vengono guardati con scetticismo e pure con sospetto, non solo per la paura che non funzionino - parenti di diete e oroscopi - ma anche perché sembrano essere l'ennesima moda che spinga a lavorare di più, a correre senza fermarsi sulla ruota del criceto.

Dobbiamo allora dirlo: prima ancora che "roba da fanatici" la GTD e le tecniche simili sono "roba da pigri"! E se non è la pigrizia, è comunque la consapevolezza che bisogna difendersi dall'eccesso di distrazioni e di comunicazioni che ci piovono addosso nella nostra vita lavorativa e non solo. Se vogliamo "essere produttivi" è proprio perché speriamo di tenere sotto controllo le mille cose che dobbiamo fare per l'ufficio, la famiglia e la burocrazia, e salvare un po' di tempo per portare avanti i progetti a cui teniamo di più, l'avanzamento di carriera, o anche il tempo libero - ma libero veramente.

Un esempio l'abbiamo nel post in cui abbiamo introdotto il concetto di Inbox Zero: la severità con cui si processa la posta elettronica e le altre comunicazioni "in ingresso" ha sotto sotto una caratteristica principale: sperare che poche, pochissime di quelle comunicazioni siano davvero da lavorare, e che la maggior parte siano inutili, da archiviare, o meglio ancora da rimandare (a ragion veduta) a colleghi e collaboratori. Inbox Zero è una tecnica difensiva! Ugualmente le tecniche di riassunti settimanali usate da molti metodi sono un modo per avere un quadro complessivo dei propri impegni e decidere a ragion veduta cosa privilegiare e cosa spostare o sacrificare.

David Allen, l'autore della metodogia GTD, raramente si lascia andare a metafore "orientali", ma fa un'eccezione con quella della "mente come l'acqua": significa che come l'acqua di uno stagno si sposta a seconda della dimensione del sasso che ci gettiamo dentro (poco per un sassolino, molto di più per una pesante pietra) così la nostra reazione dovrebbe essere proporzionale agli imprevisti e agli impegni che ci capitano, senza mettersi le mani nei capelli grazie al fatto di avere un'idea precisa di cosa c'è da fare. E quando c'è da scegliere se fare questo o quest'altro si può preferire la cosa più importante in quel momento sapendo che il resto è sotto controllo oppure si può scegliere di fare, se possibile, nulla.

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