Mancano ormai poche ore alle elezioni presidenziali americane, e se le televisioni tutte spendono ore di commenti sui possibili scenari sono tuttora stupito di quanto poco spieghino del meccanismo dell’elezione. Il mito dell’elezione diretta del Presidente degli Stati Uniti fa peraltro gioco a chi vorrebbe adottare procedure americane anche nella nostra politica.
Il sistema è però molto più complesso, e le elezioni del 2004 lo metteranno a dura prova, con il rischio che non finisca affatto la mattina del 3 novembre. Alcune di queste complicazioni sono insite nella lettera della Costituzione, altre nascono invece dalla pratica della politica americana.
Continua…Chi ha seguito il questo webblog negli ultimi mesi sa che ho dedicato un’attenzione quotidiana al sito www.electoral-vote.com, fonte di dati, commenti e ottime interpretazioni delle elezioni presidenziali americane. Ho sempre pensato che il gestore di quel sito fosse una persona intelligente e preparata, ma non mi immaginavo che il Votemaster fosse addirittura Andrew Tanenbaum, un’autorità nel campo dell’informatica, sui cui libri abbiamo tutti studiato e l’autore del seminale MINIX. Sono commosso ed ammirato.
Mentre compulsate nervosamente i siti dedicati alle elezioni americane potete scrivere per partecipare al primo BlogRodeo della nuova stagione.
Siccome le elezioni si guardano in Piazza, questa sera sarò nella piazza coperta di Bologna, la Sala Borsa, a seguire le elezioni americane insieme a Enrico Deaglio (direttore di Diario, politologi e tutti i bolognesi che hanno il fegato di affrontare una notte molto lunga…
Io in realtà avrei un appuntamento domattina alle 11, mi sa che non sarà finita per allora.
Tornato da Sala Borsa, che si è rivelato essere un evento un po’ poco eccitante, visto che tutte le notizie che sono arrivate prima delle 5 erano note da almeno un mese: Pennsylvania e New Jersey a Kerry, Virginia a Bush, frodi in Florida, casini in Ohio. La notte purtroppo è ancora lunga.
Aggiornamento, ore 9 : e rieccoci, tutto dipende dall’Ohio, e c’è il rischio che non si sappia il risultato finale per dieci giorni! Altrimenti Bush deve vincere tutti i restanti, New Mexico, Wisconsin e Iowa (dove pure ci sono problemi).
Calma e gesso. Il conto, per ora è Bush 254 - Kerry 252, quando tre stati non sono ancora stati assegnati: si tratta di Ohio (20 voti), Iowa (7), New Mexico (5). Visto che il quorum magico è 270 è evidente che di Iowa e New Mexico possiamo anche dimenticarcene, chi conquista l’Ohio vince.
Suona familiare? Suona come il 2000? Abbastanza, con l’Ohio al posto della Florida, e Bush in vantaggio solido (circa 136mila voti) ma con tanti provisional ballots da verificare.
D’altro canto, era tutto così prevedibile: si diceva che chi vinceva due su tre tra Pennsylvania (presa da Kerry), Florida (Bush) e Ohio (in bilico) avrebbe conquistato la Casa Bianca, che 9 presidenti su 10 hanno avuto bisogno dei voti dell’Ohio e che in questo caso erano probabili problemi e ricorsi. Come si vede…
In questi giorni che girano su un fuso orario del tutto inventato, mi sono ritrovato a dormire gran parte del pomeriggio. Al mio risveglio, le parole di Edwards di ieri sera (“John Kerry ed io abbiamo fatto una promessa agli americani, che ogni voto verrà contato, e combatteremo perché ogni voto venga contato”) erano svanite e Kerry concedeva la vittoria a Bush. Non sapremo mai fino in fondo il risultato dell’Ohio, così come non si è mai saputo fino in fondo il risultato della Florida nel 2000.
La cosa che anche io veramente non riesco a capire delle campagne americane è questo “concedere” le elezioni, come se la carica fosse un obiettivo privato del candidato che può “regalare” e non un affare degli elettori, del partito, della nazione. Comunque, i Democratici non hanno fatto quello che avevano promesso, combattere fino all’ultima scheda, e queste elezioni potrebbero essere una vera e propria sconfitta storica.
Un anno abbondante di campagna costosissima sullo sfondo di una guerra, dibattiti e parole infinite in TV e su Internet, mobilitazioni di massa e anche film e iniziative mediatiche destinate esplicitamente a modificare il risultato elettorale. E cosa è cambiato sul terreno del voto? Nulla o quasi.
Le similitudini con il 2000 sono infatti incontestabili, e tutto questo attivismo è servito solamente a radicalizzare la divisione tra le due metà del paese ovvero, per essere più precisi, tra le due alleanze tra i vari gruppi in cui è parcellizzata la società americana come tutte le società moderne.
Continua…Senza un conteggio completo ed accurato, questo dubbio ce lo porteremo dietro per un bel pezzo. Hai voglia a “concedere la vittoria”.
One thing that is very strange is how much the exit polls differed from the final results, especially in Ohio. Remember that Ohio uses Diebold voting machines in many areas. These machines have no paper trail. Early in the campaign, Diebold CEO Walden O’Dell, a GOP (Repubblicano, n.d.e.) fundraiser, promised to deliver Ohio to Bush. He later regretted having said that.
Aggiornamento, 6 novembre: Vedi anche “Machine Error Gives Bush Extra Ohio Votes”.
Aggiornamento, 9 novembre: E poi: “Evidence Mounts That The Vote May Have Been Hacked” (sulla Florida) e una raccolta di link pubblicata da Slashdot.
Colpo grosso della Guardia di Finanza: sequestrati 10mila file MP3. In pratica, un paio di iPod…
Mi devo correggere. Anche se per quattro anni tutti hanno sottolineato che Bush non poteva essere “rieletto” non essendo mai stato “eletto”, in realtà l’elezione di Bush nel 2000 è stata regolare: infatti nel sistema americano è il collegio elettorale ad eleggere il Presidente, e lì la maggioranza per Bush c’era. Poi l’elezione dei delegati della Florida è stata rubata, ma questa purtroppo è un’altra storia…
Alla fine, approfittando del fatto che era troppo tardi per arrivare in tempo ad un cinema più lontano (la mia disorganizzazione non diminuisce) ho visto The Village: il titolo completo sarebbe M. Night Shyamalan’s The Village, perché parliamo dell’ultimo film del “geniale” regista di Il sesto senso, Unbreakable e, ahimé, Signs. Ho messo geniale tra virgolette perché l’indo-americano sta ormai vivendo di rendita sulla sua fama ad Hollywood che appare a me assolutamente sopravvalutata; quest’ultima prova non fa altro che confermare il giudizio, anzi mette chiaramente in luce i suoi pregi (grande capacità registica, attenzione ai dettagli) e i difetti (poche idee e ripetute).
Continua…Fortunate Son. George W. Bush, Jr. (o come amano dire i politologi americani Bush 43) è senz’altro uno dei personaggi più inetti che siano mai stati chiamati ad un incarico elettivo, non solo in America, ed è evidentemente solo il frontman di un gruppo di potere, i vari Cheney, Rumsfeld, Wolfowitz, Rove. Eppure, ora lo sappiamo, entrerà nella storia americana come un personaggio rivoluzionario, così come il reazionario Reagan è già ricordato come un “padre della patria” e come non era riuscito al padre, Bush 41.
Continua…Anche in un’era tecnologica, la prima vittima della guerra č la veritą, a Jenin o a Falluja.
We don’t know, and won’t know, anything about what happens in the next few days except for what the US military authorities choose to let us know. It’s long since been too dangerous for journalists to move around unless they are embedded with the US forces. There is almost no contact left with civilians still in Falluja, the only information is from those who have left.
Aggiornamento, 13 novembre: “Iraq’s media regulator warned news organizations Thursday to stick to the government line on the U.S.-led offensive in Fallouja or face legal action.” Dal Los Angeles Times, via Empire Notes.
Mi sono arrivati i tanto attesi DVD dell’ultima serie di Sex and the City, la sesta. Che fare? Lasciarsi andare al desiderio e sciropparsi tutti gli episodi in un colpo solo, o almeno a blocchi di quattro per quattro, oppure centellinarsi il piacere e guardarne uno solo a sera, meglio anzi uno a settimana? Anche perché “ultima” va considerata come finale, non solo come “più recente”.
Ok, uno…
Noto in un articolo de l’Espresso la prima volta della parola gaddista, visto che sembra ormai ufficiale che il nome di battaglia del centro-sinistra alle prossime elezioni sarà Grande Alleanza Democratica, GAD. O Gad, perché i giornali italiani per scelta dribblano le troppe maiuscole. Ho il sospetto che l’abbia inventata per scherzo Lerner, spesso consulente di Romano Prodi e dell’Ulivo, senza pensare che ci sarebbero cascati…
Mi riesce difficile parlare con distacco delle cose palestinesi e della tempesta di emozioni suscitate dagli eventi delle ultime settimane. E sì che ci sarebbe stato tempo di preparare un coccodrillo ben fatto e tenerlo al caldo negli ultimi, grotteschi, giorni. Ma credo sia inutile per me ponderare i torti e le ragioni che sono stati sviscerati dai vari giornali, fra tutti segnalo l’obituary del Guardian scritto non a caso da David Hirst.
Continua…Quello che gli italiani non hanno capito è che l’annuncio della “riduzione delle tasse” è per Berlusconi un programma consolidato negli anni e di così sicuro successo che non vorrebbe mai doverlo abbandonare!
Marco Travaglio ha così sintetizzato lo stile di Carlo Rossella, neo-direttore del TG5: “tette, culi e carri armati”.
È uscito anche in Italia Before Sunset, il delizioso seguito di Before Sunrise. Consigliato, ne avevo scritto in agosto.
Gli eventi che vanno sviluppandosi in Ucraina mi lasciano uno strano retrogusto, come la sensazione di essere tenuto all’oscuro di quello che accade veramente: è ovvio ormai che i media e la comunità “occidentale” puntano a una replica della cosiddetta “Rivoluzione delle rose” georgiana, ma con ancora meno elementi a nascondere quello che è un colpo di stato con l’aiuto della piazza.
Questo non toglie che il governo di Kuchma (di cui il “democratico” Yushchenko è stato primo ministro solo pochi anni fa) sia poco meno che dittatoriale, e che le elezioni siano state truccate in favore del delfino Yanukovich come peraltro accade in quasi tutti i paesi dell’ex-Unione Sovietica. Ma ovviamente le cose sono un po’ più complicate.
Continua…Qualche giorno fa avevo aggiunto un nastrino “Io mi vergogno per Guantanamo” su sollecitazione di The Rat Race. Gli avevo promesso che ne avrei parlato non appena fosse uscita una nuova notizia, ed ecco puntuale come un’ingerenza CIA una nuova aggiunta al carico di schifo.
Un rapporto della Croce Rossa (ottenuto di straforo dal New York Times) sostanzialmente ufficializza quello che sospettavamo da tempo: nella illegale prigione americana “per stranieri” si pratica la tortura, o almeno qualcosa che le assomiglia talmente tanto che non fa veramente differenza, se non per i burocrati.
Ovviamente i filo-americani faranno finta di niente ma io, come occidentale, mi vergogno.