Letta su un muro alla stazione: “Neanche i Sofficini sorridono più”.
La campagna elettorale del 1996 fu allegra e una gioia, questa è una sofferenza indicibile; io aspetto solo che finisca al più presto, come un esame universitario, come un checkup medico. Dubito che ci sarà una gioia prorompente se vinceranno i coglioni: l’ultimo “regalo” di Berlusconi è che probabilmente ci ruberà anche la soddisfazione del mandarlo a casa.
Se ne era stato zitto per un po’, tanto che, stupidamente ottimista come al solito da vero coglione, avevo pensato che la carta fosse tornata nel mazzo. Invece l’ipotesi “brogli” preparata da Berlusconi da mesi è stata rimessa sul tavolo a pochi giorni del voto pur se depotenziata dal seguito nullo tra gli alleati e dalla palese mancanza di buonsenso: quando mai il governo in carica deve temere i brogli dell’opposizione?!
Ma resta la preoccupazione, e soprattutto mi ronza nella testa la dinamica di quello successo poco più di un anno fa a Kiev, in quel colpo di stato organizzato coll’aiuto della piazza incredibilmente passato alla storia come “rivoluzione arancione”.
Continua…Senza sorpresa, il voto di un coglione: lista dell’Ulivo alla Camera, i DS al Senato. Niente preferenze, questo è quello che ci è dato di scegliere. Domani è un altro giorno.
Dopo settimane e mesi di un certo distacco dal processo elettorale (un po’ casuale e un po’ studiato) sto cedendo a urne ancora aperte, e il nervosismo si fa sentire. Sette ore, si attende il risultato come un’esame universitario o un checkup medico e qualsiasi sia il risultato si spera solo arrivi presto.
Questi cinque anni sono stati lunghi, riguardando indietro ci si chiede come siano stati sopportati — ma è chiaro che altri cinque così (o peggio) sono una prospettiva terrificante.
Nei primi giorni dell’anno, durante la trasmissione mattutina in radio chiedevano quali erano gli auspici per il 2006 bolognese; io avevo risposto che speravo tanto in un Sergio Cofferati ministro in un governo Prodi, ché avrebbe significato la vittoria dell’Unione alle elezioni e la speranza di levarsi di torno questo pagliaccio di sindaco.
Metà desiderio (faticosamente) esaudito, mentre a Roma si fa la “squadra” il sindaco di Bologna si rende conto di essere uscito dai ranghi nazionali, riapre la sua battaglia contro Rifondazione e pensa a quali altri editi emettere. Romano, per favore, portacelo via.
E alla fine non ho potuto che ricordarmi di come alcune traduzioni della famosa commedia The Importance of Being Earnest di Oscar Wilde trasformino il titolo (nella speranza di mantenere il gioco di parole) in L’importanza di essere Franco.